Niente di più facile, niente di più difficile.
Spesso rifletto sulla fortuna che abbiamo avuto, quella di nascere nella metà del mondo in cui si possa, e spesso si debba, chiedersi se non sia giunto il momento di mettersi a dieta. Come farlo, da chi farsi aiutare. Perché farlo. Quale sia la dieta migliore.
Ogni giorno nuove teorie, nuovi libri, nuovi metodi alimentari che diventano spesso una moda, un must da conoscere, anche se poi non li segui: guai a non sapere cosa sia la dieta a Zona, o del digiuno intermittente, o la Paleolitica, o i metodi di alimentazione sostitutiva con pasti liofilizzati da sciogliere in acqua o mescolare ad altri alimenti (così si dimagrisce, dicono). Ne sorgeranno sempre di nuovi e sempre si litigherà per dimostrare che uno è migliore dell’altro, anzi l’altro è dannoso, “dovrebbero fare tutti come me”, “da quando mangio così la mia vita è cambiata”, dài se vuoi dimagrire chiedimi come…
Sono trent’anni che mi occupo anche di alimentazione ed è bellissimo leggere nelle domande più disparate dei pazienti la speranza di trovare la chiave, il pulsante magico, il farmaco segreto, magari “bruciagrassi”, la regola universale che, applicata, restituisca un controllo su un appetito ormai sfuggito alla mera sopravvivenza, su una conformazione corporea che potrebbe essere diversa, su un malessere spesso esistenziale attribuito ad un probabile errore alimentare.
Sempre più spesso dati di laboratorio rivelano situazioni patologiche: problemi metabolici, ormonali, intolleranze, allergie… per non parlare poi dell’enorme influenza che il modo di mangiare ha sulla composizione del nostro microbioma intestinale, o dell’asse intestino-cervello. Le visite che iniziano con la frase apparentemente rassicurante: “io sto bene, vorrei solo una dieta” sono quelle che non finiscono più.
Eppure è questo il bello: da qualunque parte si inizî il medico torna sempre all’uomo, alla singola, meravigliosa persona che ha di fronte. E ogni volta è una scoperta reciproca, non ci sono certezze (diffidate dai medici che ne hanno o che magari le chiamano protocolli) ma c’è un percorso da compiere insieme. Partiamo dall’alimentazione, e toccheremo tanti aspetti della vita e della salute. Perché nei gusti alimentari c’è la propria storia e quella dei nostri avi, c’è la nostra cultura, la memoria che coinvolge tutti i sensi; in essa c’è l’istinto atavico della caccia, della preparazione del cibo, dell’essere stanziale o nomade, della convivialità, della condivisione, del racconto e del conforto, della vita salvata e nutrita, della trasformazione dell’energia del sole, attraverso lunghissimi processi, in vita umana in carne e ossa. Sempre il mangiare è un rito, anche nel caso in cui più che nutrirsi si abbia l’impressione di fare benzina o nel caso si abbia un rapporto complesso e doloroso con il cibo. Sempre, quando il cibo è disponibile, mangiare è un atto Personale. Riprendere questa consapevolezza è il primo, imprescindibile passo.
Poche sono le regole sempre valide, ma vale la pena conoscerle. Poi ognuno seguirà il suo percorso individuale, quello in cui si sente più a suo agio, possibilmente accompagnato da uno specialista (cosa indispensabile in caso di situazioni patologiche). Che sia Vegano, Plant-based, Low-fat, Low-Carb, Paleolitico o, come ciascuno di noi pensa, just normal for me.
1-La consapevolezza di ciò che si mangia e del rapporto che si ha con ciò che riguarda l’alimentazione è il punto di partenza e, contemporaneamente, il miglior risultato che si ottiene mano a mano. Fosse anche solo per questo, vale sempre la pena seguire un regime alimentare controllato.
2-La qualità del cibo che utilizziamo e la necessità di equilibrare i nutrienti è un passo che deriva dalla consapevolezza ed è quello dove probabilmente le competenze tecniche del medico entrano più in azione. Non c’è una dieta migliore in assoluto ma sicuramente ce n’è una che va meglio in quel momento, che risponde meglio alle esigenze, ai desideri, alla particolarissima situazione attuale.
3-Le emozioni e i significati legati all’alimentazione costituiscono un campo vastissimo da conoscere in itinere, sperimentandoli, accettandoli, vivendoli in noi e negli altri.
Conoscere poi le attese che poniamo sulla “dieta”, cosa desideriamo che succeda, consente di guardare la situazione con più prospettiva e comprendere come un obiettivo vada raggiunto da più strade. E sarà lo stile di vita, gradualmente, a cambiare.
4-La curiosità e il desiderio sincero di conoscere gli altri, altri gusti, altre storie. Comprendere la diversità nostra, e di chi ci siede accanto, è spesso un passo ulteriore, di chi si sente tranquillo, di chi sa che le realtà sono infinite, che la gran parte delle regole sta solo dentro la nostra testa, e che, alla fine, è il cuore a comandare.
5-Ho trovato spesso utile ricordare ai pazienti che si sentono più tranquilli quando il loro piano dietetico riporta il computo calorico la definizione di chilocaloria: l’energia necessaria per innalzare di 1 °C la temperatura di un kg di acqua distillata a pressione di 1 atm.
Quindi c’è un’energia sottile in ciò che mangiamo, qualcosa che, quando disperso in calore, riscalda. Ma cosa fa quando non riscalda? Muove, costruisce, struttura, plasma, lotta, ride, sogna… La scienza lo spiega in parte, ed è fantastico vedere come tanti siano i passaggi che trasformano l’energia in una coreografia incredibile, come alcuni siano gestiti da organelli endocellulari meravigliosi, i mitocondri, che derivano da un’antica simbiosi di una cellula con un batterio, organelli che hanno un DNA proprio e trasmesso solo per via materna (ne parleremo, spero) e che stampano moneta sonante….
Ma siamo sicuri che l’energia sia tutta lì, sia solo quella che sinora siamo riusciti a scoprire?
Su un antico testo indiano di medicina Ayurvedica si raccomanda di consumare, in compagnia e serenità, cibo preparato da cuoco amorevole. Quante volte ho pensato a questa saggezza, e quante volte l’ho trovata vera. Quanto mi nutriva l’amore di mia madre, il suo ricordarsi di aggiungere o meno quell’ingrediente nel piatto di ciascuno di noi, di rendere bello, e quindi buono, perfino il “pan-cotto”, di rallegrare la tavola con colori, profumi, aromi e cura, con le “presentazioni” diremmo oggi con un linguaggio straniero. Cura messa per amore, non per vincere una gara, cura che nutre perché conosce, ri-conosce l’amato come essere importante per me. Cura che genera e nutre la qualità che ci rende umani (e quindi divinamente creatori): la gratitudine, reciprocità energetica in grado di far crescere il livello del campo in maniera esponenziale.
Rimandando quindi ogni indicazione specifica a incontri personali, in questo sito cercherò semplicemente di raccontare qualche ricetta, coglierne alcuni significati magari meno evidenti, curarne alcuni aspetti di cura verso l’ambiente, scoprirne linguaggi in medicine tradizionali (dietetica cinese, ayurvedica…). Senza nessuna pretesa di esaurire un discorso o di risolvere un problema, senza nessun punto da mettere dopo la parola fine.
Solo un angolo da osservare, come quando si va a scoprire borghi antichi e si vedono scorci che incantano perché rimandano ad altro, a quello che non c’è più, o che non c’è ancora…
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