Fumare: come e perché

La parola fumo deriva dalla radice sanscrita Dhû-m (Dh aspirata in F)
che indica esalare, cioè, in fondo, respirare.

di ANTONELLA BEVERE

Disassuefazione dal tabagismo attraverso un sistema che comprende l’agopuntura auricolare? Sì, però prima vorrei spezzare una lancia in favore del fumo da ex fumatrice, da medico che da 20 anni si occupa di Detox da fumo di tabacco

Fumare serve.  fa "bene" fa piacere.  è un naturale atto respiratorio consapevole

Non può essere vietato.

Rilassa la nostra tensione e ci costringe (per la durata di una sigaretta fumata sul balcone o di un semplice tiro tra una cosa e l’altra da fare) a “tirare il fiato”,  a sentire che siamo vivi. 

Respiro, dunque vivo. E se sono ancora vivo c’è speranza, ce la posso fare.
E’ quel momento di sosta consapevole, magari condiviso, che mi fa riacquistare un potere su qualcosa di ciò che mi succede. Non sono “trasportato” dagli eventi ma faccio l’unica cosa che so fare veramente bene da quando sono nato, e la faccio non per comando ma per il piacere di farlo: respiro. E’ quello il momento in cui tutto si ferma, non devo fare altro che lasciare che i polmoni si espandano, senza tensione, (l’inspirazione in medicina Cinese è un atto passivo, è la vita che lo compie in noi; per la Genesi è il soffio di Dio che trasforma la creta di ogni uomo in carne viva…). 

Respiro. È solo per ricordarmi di farlo che accendo una sigaretta.”

“L’atto stesso di interrompere, di coltivare momenti di sosta, limitandosi semplicemente a guardare, ci colloca su un piano del tutto diverso rispetto al futuro. (…) Solo ciò che avviene ora avverrà poi. Compassione, consapevolezza ed equanimità ora, nell’unico momento in cui possiamo usufruirne e nutrirci…”

– Jon Kabat-Zinn

 Il tutto in un respiro, naturale, profondo, volontario e consapevole. Il tutto dentro di noi.

Con una tirata di fumo? … ma quanto sarebbe meglio di pro-fumo? Di aria pulita che sa di mare? Di fresco che sa di luce dell’alba? Di fiore dolce e caldo come un tramonto? Di sapore di infanzia che respiriamo in un abbraccio che respira noi…
Perché bruciare ciò che possiamo amare?

Forse allora vale la pena di “fumare” meglio, di respirare cioè consapevolmente in momenti di pausa, e sempre.
Ma il tabagismo, l’abitudine cioè a respirare il fumo (o il vapore) prodotto dalla combustione del tabacco, genera una dipendenza sia di tipo biochimico che psicologico e, come tutte le dipendenze, passa presto al comando. Se siamo sinceri con noi stessi spesso ci accorgiamo che è la sigaretta, normale o elettronica, a decidere quando essere fumata, che gli intervalli tendono rapidamente a diminuire, la quantità ad aumentare. Ogni scusa è buona, ogni momento è un buon momento per fumare. 

Abbiamo la sensazione di essere noi alla guida ma, se non rispondiamo prontamente all’impulso avvertiamo malessere, se pensiamo di dover rinunciare percepiamo la paura di un pericolo: quello di non sapere come sarà la nostra vita senza ciò su cui ci appoggiamo, senza quella compagnia nella nostra vita.
Affrontare una dipendenza è esporsi ad un lutto, è bene saperlo; ma non affrontarla è abdicare all’essere padroni di noi stessi.  

Sapere che in Italia ogni anno il fumo è responsabile diretto di 93.000 morti (7 milioni di decessi al mondo in un anno), che sotto i 50 anni in Italia è il primo fattore responsabile di infarto cardiaco e farsi i conti sulle spese vive che acquistare sigarette o similia comporta per ciascuno in un anno può invitare a prendere una decisione, ma generalmente non è una motivazione sufficiente. Quando la “forza di volontà” non basta, il craving verso il tabacco e verso la gestualità che fumare comporta va vinto con un approccio multisettoriale, affrontando la propria parte emotiva, i gesti e i significati radicati nel nostro inconscio, facendosi aiutare anche da metodi molto efficaci e non dannosi quali l’agopuntura auricolare

Voglio respirare la mia libertà, sentirne il profumo, riempirmi di luce… questa inizia a essere una motivazione sufficiente.

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Dott.ssa Antonella Bevere
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