Corso per pazienti principianti

Gli step per diventare un paziente omeopatico perfetto.
Lezione n. 2

di ANTONELLA BEVERE

Questa è il secondo appuntamento delle lezioni per pazienti principianti: l’unico corso che ti trasforma nel paziente che tutti i medici vorrebbero avere.

Se non ha non hai letto la prima lezione clicca sul pulsante qui sotto.

Ora che siamo allineati, ripartiamo da dove ci eravamo lasciati.

4° step: un medico curioso

Spesso il medico omeopata si sofferma, con un certo stupore da parte del paziente, su caratteristiche molto dettagliate della famiglia di origine: i genitori, i nonni, i fratelli. Che aspetto avevano, che lavoro facevano, di cosa soffrivano, che atteggiamento avevano tra di loro e nei nostri confronti. Anche un medico di famiglia fa queste domande: se mio padre ha subito un infarto del miocardio è normale che ci si preoccupi della mia pressione, ma cosa importa che carattere o che gusti aveva mio nonno? Non si finisce più, è un’esagerazione!
Eppure non è semplice curiosità. Nei nostri cromosomi brillano volumi di centinaia di migliaia di anni, smontati e ricomposti proprio per noi, incroci di geni e di storie, di popoli e di guerre… dal Bing Bang in poi non c’è stato nulla nell’Universo di cui i miei cromosomi non portino traccia. Combinazione unica e irripetibile. Eppure quella stessa combinazione, fabbricata artificialmente in modo avulso dalla storia che la ha generata, farebbe altro, darebbe origine a diverse letture dello stesso scriptum. L’epigenetica è qualcosa che avviene sui geni e firma l’espressione (il fenotipo), perché tutto è necessario, niente è predeterminato. E anche l’epigenetica è in qualche modo trasmissibile.

E spesso succede nella terapia delle malattie croniche (ciò è ancora più evidente se si usano farmaci allopatici) che la “guarigione”, cioè la remissione dei sintomi sia solo temporanea. Spesso avviene che, alla sospensione del trattamento, la situazione si ripresenti, a volte in maniera ancora più ostinata.

Hahnemann, mentre elaborava il suo monumentale corpus dottrinale con lo studio accuratissimo di sintomi e rimedi, si accorse di un modus operandi che costituisce la colonna sonora della storia di ogni paziente e rende più comprensibile ciò che ogni manifestazione esprime, anche quelle che chiamiamo malattie.

Chiamò questo sottofondo MIASMA: ne riconobbe tre tipi, come i tre colori fondamentali che, variamente distribuiti, danno le infinite sfumature dei colori Pantone, e ancora di più.

5° Step: ogni momento conta

Ecco perché colorare gli antenati in qualche modo aiuta a riconoscere le nostre sfumature di luce, a comprendere cosa curare prima e cosa aspettarsi, verso quale gruppo di rimedi volgere prima lo sguardo. Parleremo più in dettaglio dei Miasmi in un articolo dedicato, qui voglio sottolineare come pian piano, sin dalla prima visita, ci si accorga come tutto sia importante, niente venga buttato. Tutto ciò che ci riguarda viene preso (e sarà più volte riesaminato) in considerazione. Perché tutto conta. Siamo tutti collegati e ciò che pensava il nonno di mio padre o cosa provava mia madre si manifesta in me adesso, in qualche modo. Così come quello che ora provo io. Ho questa grande possibilità, sempre: di rendere infinito il tempo riconoscendo il valore del momento presente.
A me hanno insegnato sin dalla più tenera età (e penso anche a te) a non sprecare il tempo: vivere nel presente per me significava quindi far sì che ogni momento fosse produttivo, con tutto il mio impegno per raggiungere un risultato. Utile, sì… ma che fatica! E che ingiustizia nei confronti di quell’irripetibile momento strumentalizzato, calpestato, spremuto, vissuto in funzione di un futuro. Ho impiegato decenni a sentire (ancora ci sto provando, in realtà) come ogni momento sia perfetto in sé, nessuno sforzo, nessun giudizio. C’è solo presenza, che vuol dire accoglienza della storia di quell’istante, accettazione, amore, contemplazione di quell’incastro perfetto come di tessera di caleidoscopio.
Solo chi entra dentro al tempo riesce ad amarlo, e solo l’amore-conoscenza trasforma. Guarisce. Senza giudizio.

6° Step: la prima ricetta

Granuli o gocce, nomi latini, sigle strane, assunzioni particolari. Stregoneria? Viene subito la voglia (e chi non lo farebbe?) di cercare quel nome sul web, di “informarsi” rimanendo poi perplessi. On line si trova di tutto. Di più. Alcune cose ci stupiscono: è proprio per me, come ha fatto? Altre ci inquietano. Ma noooo! Non è vero, io non ho questa malattia! Che schifo, mi ha dato veramente il veleno di serpente o il succo di un’ape schiacciata?

Il mio consiglio è naturalmente rendersi conto che non si può capire tutto subito: abbiamo anni di vita davanti (e questo corso ;), capiremo, con pazienza.

Intanto alcune regole generali: il rimedio prescelto generalmente è in granuli o gocce. Tuttavia non stiamo assumendo una sostanza in base alla sua composizione chimica. Troveremo, da un punto di vista chimico, solo l’eccipiente, cioè l’alcol nelle gocce e il lattosio o il saccarosio nei granuli.

Sì, niente veleno di serpente (‘pfui!!) né Arsenico…

Però, in modi complicati da spiegare, riceveremo anche un’informazione che per semplificare possiamo definire elettromagnetica (energetica mi sembrava un termine abusato). E’ opportuno che questa informazione non venga alterata da altre interferenze. Ecco perché si raccomanda di non toccare con le mani il contenuto del flacone (si utilizza il contagocce o il contagranuli), non usare metalli per somministrarli, assumere a distanza da “sapori” piuttosto che da cibi (quindi anche menta, sigarette, dentifricio, caffè… sono cariche bioelettriche che il nostro cervello trasforma in “sapori”), conservare i rimedi lontano da fonti emanatrici di onde (telefonini, pc, elettrodomestici…).

Le medicine andranno assunte quando non sentiamo alcun sapore in bocca: lì la carica verrà ricevuta. Per quanto riguarda i granuli io a volte faccio assumere la sostanza “in plus”: cioè si lasciano cadere alcuni granuli in una bottiglietta di acqua minerale naturale che si agita contando (succussioni) ogni volta, prima versarne la quantità di un sorso in una tazzina. L’energia meccanica delle scosse interferisce con la “potenza” del medicamento. (N.B. Quando l’acqua nella bottiglietta sta per finire si riabbocca il livello senza aggiungere altri granuli. Non se ne prepara un’altra!!)

Granuli o soluzione si trattengono in bocca prima di ingoiarli, cercando di prolungare quel primo momento di contatto.

Cosa aspettarsi? Nulla di drammatico: abbiamo ricevuto un’informazione, in qualche modo risponderemo, e anche se dovesse sembrare che il nostro corpo non reagisca, ciò sarebbe comunque una risposta. Ascoltiamoci con tranquillità, attenzione e pazienza. Diamo tempo al tempo; alla prossima visita ne parleremo con il nostro medico.

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Dott.ssa Antonella Bevere
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