Corso per pazienti avanzati 2.0

Gli step per diventare un paziente omeopatico perfetto.
Lezione n. 3

di ANTONELLA BEVERE

Questo è il terzo appuntamento delle lezioni, siamo nel corso per pazienti avanzati: l’unico corso che ti trasforma nel paziente che tutti i medici vorrebbero avere.

Se non ha non hai letto le lezioni precedenti clicca sul pulsante qui sotto

Ora che siamo allineati, ripartiamo da dove ci eravamo lasciati.

Benvenuto, stai pazientemente avanzando 😉

Hai la tua prescrizione omeopatica (mi riferisco prevalentemente alla metodologia che conosco io, quella Hahnemanniana classica, unicista), sai come devi assumere i rimedi, come devi conservarli al riparo da radiazioni conosciute (nei limiti del possibile), hai superato le difficoltà esterne di pareri contrastanti (familiari, amici, luminari che proclamano ovunque come l’omeopatia -dopo lo Yoga- sia il diavolo incarnato, sguardi di dubbio o di franco disprezzo di chi legge la ricetta che hai tra le mani…) e le difficoltà nel reperire i rimedi stessi (spesso non sono immediatamente disponibili, altre volte vanno ordinati on line perchè non disponibili in Italia). 

Rimane comunque la difficoltà interna più grande, quella che provavo io le prime volte: se non capisco non riesco ad affidarmi, figuriamoci se devo poi operare sulla salute di chi amo.

Capire… magari non tutto, ma certo bisogna appurare che ci siano dei processi sani, profondi, che non sia tutto una bufala o un abbarbicarsi ad una speranza.
La ricerca della verità è sempre una priorità, talora può servire a farci decidere consapevolmente che per noi… serve altro, che non è quella la strada adatta!  

Ha senso che rimanga solo chi ha la libertà di andare.
E quella di tornare.

Quello che maldestramente proverò a spiegare non è semplicissimo, né indispensabile da sapere per un paziente. 

Ma questo è un corso avanzato, no? Avanziamo, allora!

Probabilmente sei andato dal medico omeopata con una serie di problemi da affrontare: alcuni molto evidenti e ben presenti, altri -talora svelati proprio durante la visita- che riguardano una modalità reattiva del tuo organismo, una colorazione del tuo essere, quelli che, spiegati, spesso iniziano con: 

“Sì, ma a me succede spesso che…, 

– No, è che io sono sempre così… 

– Anche qualche anno fa… 

– Proprio non tollero… 

– Eh già, ma questo è di famiglia…” 

O mille altre possibilità. 

Da tutto ciò che hai detto e dall’esame obiettivo il medico ha formulato alcune diagnosi che, come spesso ho detto, non sono diagnosi solo sulla “malattia”, ma piuttosto, sul complesso dello stato attuale del paziente. 

Io ho imparato a formulare almeno sei tipi di diagnosi, più o meno nella seguente successione, in ambito omeopatico (ce ne sono molti altri: in Medicina Tradizionale Cinese, in Medicina Integrata  e per una  Psicodiagnosi, per dire solo alcuni di quelli che uso io, gli schemi sono limitazioni cognitive che utilizziamo per chiarezza personale e di comunicazione, non esauriscono mai la verità sull’essere).

Spesso, con il crescere dell’esperienza (e degli espedienti, come afferma qualche collega cinico)  il medico percorre in maniera automatica e non sempre nello stesso ordine tutte le tappe e, dice, trasforma la tecnica in arte. Ne sono convinta, ma mi sembra una ragione in più per ripassarle ora con te: scoprirò cose nuove, come mi succede ogni volta.  

Le prime tre diagnosi adesso,  le successive  nella prossima lezione. 

Diagnosi   1. Nosologica   2. Sindromica   3. Miasmatica   4. Integrale   5. Individuale     6. Medicamentosa    

  1. Diagnosi nosologica
    significa individuare la malattia secondo parametri accettati dalla comunità scientifica del momento.
    Quindi un omeopata è tenuto a fare diagnosi? Assolutamente sì, anzi, deve farlo per prima cosa. Questo è il motivo per io personalmente sono molto contraria a scindere l’omeopatia dal percorso medico convenzionale universitario. In Occidente, nel XXI° secolo, l’omeopatia è un passo successivo alla laurea in Medicina e possibilmente ad almeno una specializzazione convenzionale, è un qualcosa di più, non un tutto di meno. 
    Nonostante questo tipo di diagnosi sia solo un primo passo e non consenta di individuare la terapia, cionondimeno è indispensabile per valutare il tipo di patologia, se acuta, subacuta, cronica, congenita, acquisita, infettiva… quanto profonda sia la lesione organica, quanto rischiosa sia la prognosi, quanto efficace sia ancora la capacità Vitale del paziente e quanta la sua funzionalità residua.
  2. Diagnosi sindromica: quando non è solo un sintomo a segnalare una disfunzione ma svariate manifestazioni, anche distanti tra loro, con-corrono (Syn-dromo appunto) a indicare radici comuni e prognosi (esiti) correlate si parla di SINDROME. Anche questo passo è in comune alla medicina convenzionale, e usa lo stesso linguaggio.
  3. Diagnosi dell’attualità o MIASMATICA: questo è il primo e fondamentale passo tipicamente omeopatico. Parleremo in un articolo a parte di ciò che Hahnemann ha indicato come Miasmi perchè è uno schema di incredibile utilità e chiarezza che integra ereditarietà e sviluppo, forze patogene e Vis Sanatrix Naturae, Stabilità della struttura (sia in salute che in malattia) verso la fluidità del cambiamento, Nature versus Nurture… insomma molte delle più accese discussioni attuali possono giovarsi di una tale classificazione.
    Qui mi serve solo che si sappia che il termine Miasma indica una classificazione di tipo sistemico, cioè il risultato di infinite comunicazioni in rete all’interno di ciò che chiamiamo organismo, in risposta all’energia e alla materia che tale sistema aperto vede in ingresso.
    Il miasma è come il “timbro” della voce di ciascuno, ciò che si mantiene nell’essenza anche quando varia il “registro” . E’ il “nesso di identità” negli stati di sofferenza e nella loro successione, il sottofondo che, se non ascoltato, alza sempre più il volume dallo stato di salute, a quello di disfunzione e poi di lesione. 

    Nella sua classificazione Hahnemann individua 3 tipologie miasmatiche, che costituiscono la predisposizione ad ammalarsi in un determinato modo, nello specifico: la tendenza all’eccesso (SICOSI), al difetto (PSORA) o alla distruttività (SIFILIS) delle funzioni essenziali (es. nutritive, riproduttive, di relazione…).
    Se non compresa tale predisposizione si manterrà anche qualora venissero impedite le manifestazioni superficiali (soppressione dei sintomi) per emergere altrove e in maniera sempre più profonda e grave nel quadro sindromico.

Il carattere del miasma ci dà la formula della malattia.
(H. C. Allen)

Facciamo qualche esempio, con ovvie semplificazioni. Un eczema sarà prevalentemente psorico se asciutto, secco, con desquamazione sottile, con aspetto sottile del derma. Sarà di tipo sicotico se arrossato, pruriginoso, secernente, con squame spesse e grasse. Sarà di tipo sifilitico se ulcerato, sanguinante, corrodente. 

Una reazione spontanea ad una notizia può essere prevalentemente psorica (rassegnazione, contenimento, riflessione), sicotica (esternazione emotiva,mancanza di controllo), sifilitica (lesività propria o altrui, emozioni distruttive). 

Succede che nelle situazioni patologiche, al diminuire dell’Energia Vitale si abbia un passaggio dalla Psora che si alterna alla Sicosi (per accumulo di scorie) verso la distruttività della Sifilis.
Se, idealmente, in ogni paziente coloriamo gradualmente le sue manifestazioni con vari gradi di blu (psora), giallo (sicosi), rosso (sifilis) avremo delle sfumature complesse e dinamiche che costituirebbero appunto il quadro miasmatico: mentre la diatesi può essere definita come la predisposizione a contrarre o meno una malattia (es. diatesi allergica), il miasma indicherà la modalità del disequilibrio, ciò che necessariamente deve essere equilibrato per dare nuovamente all’essere umano la libertà di essere se stesso.

I rimedi stessi omeopatici sono classificati in omeo-psorici, omeo-sicotici o omeo-luesinici a seconda che vadano a riequilibrare questo o quel miasma. Alcuni sono tri-miasmatici, importantissimi quando il disequilibrio si esprime con tutte le modalità nello stesso paziente. Senza questa fondamentale analisi che, ripeto, riguarda ogni cellula e tutte le relazioni dell’organismo, si rischia di usare l’omeopatia “allopaticamente”.
Il “che mi prendo per… ” non fa altro che sopprimere i sintomi senza comprenderli: a volte è utile e benedetto nell’immediato, raramente è terapeutico.
Ecco quella famosa presa di posizione: “l’Omeopatia? Talvolta funziona, ma è così lenta…” dipende da dove poniamo l’attenzione: modificare una modalità reattiva per la medicina convenzionale è impossibile, mentre un rimedio omeopatico ben scelto può farlo rapidamente.
La rapidità con cui si modificherà invece un sintomo specifico  dipenderà sempre da quanto abbiamo riequilibrato il miasma, dall’accuratezza del criterio di similitudine e dalla Forza Vitale del paziente.

condividi questo articolo

Iscriviti alla newsletter

Per non perderti neanche un articolo
e non preoccuparti, anche io odio lo spam

BLOG

PRENOTA UNA VISITA

Privacy

INFO

Dott.ssa Antonella Bevere
iscr. Albo FR-2516
P.IVA 01759180605 
info@antonellabevere.it